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Intervista a Marco Chiaravalle

Ciao Marco, io inizierei con la domanda più semplice: chi sei e cosa fai?

Allora... c’è il Marco che ha 39 anni, è un impiegato ordinario da undici, e sei ore e mezza al giorno (tutti i giorni tranne la domenica) le passa ripetendo quasi sempre le stesse domande ai clienti. Poi c’è il Marco che scrive a casa fino alle tre di notte, che spende il suo tempo libero per leggere un buon libro o per vedere un film. Non ho pregiudizi su nessun genere, perché sono stato sempre del parere che la bellezza possa trovarsi in ogni cosa, sia essa piccola o grande. E ho sempre pensato che se un romanzo o un film riescono a trasmetterti un’emozione (empatia, terrore, amore, disgusto, gioia, disperazione) quell’opera ha centrato perfettamente il punto perché è proprio lì, a quella emozione, che il suo autore ti voleva portare.


Dietro anime d’inchiostro è il titolo del tuo libro. Un titolo che potrebbe far parlare tanto. Perché questo titolo?

Spero che farà parlare tanto e che riusciranno ad apprezzarlo più persone possibili. Il nome del romanzo nasce dall’idea che i personaggi che troviamo nei libri sono “anime d’inchiostro” nate dal bianco del foglio e dal nero della penna. E quando ciascuno di noi legge quella storia è come se facesse ogni volta rivivere all’infinito quella parte di esistenza. Dico “parte di esistenza” volutamente perché, difatti, c’è un’altra teoria nel romanzo della quale non vi parlerò ora per non rovinarvi il gusto della lettura.

Di cosa parla il tuo libro?

Il mio libro parla di vita e sogno. Parla di un uomo sul ciglio di un baratro oscuro che verrà aiutato nel corso della storia da diversi personaggi a non precipitare giù. È un libro che inizialmente sembra comico e leggero ma, proseguendo nella storia e

arrivando a toccare diversi generi letterari (dal noir all’horror, dal sociale al fantastico), cerca di lasciare nel lettore messaggi ben precisi, inducendolo a pensare e riflettere. È un viaggio nel nostro “paese delle meraviglie” (Alice di Carrol è il nodo dell’intera storia). So che con questa risposta non sono stato abbastanza esaustivo riguardo la


sinossi della trama, ma dato che ci sono una serie di misteri nel romanzo che verranno svelati solo procedendo, mi sono voluto tenere appositamente sul vago per non rovinarne la lettura.

Qual è il personaggio che ti ha dato filo da torcere nel tuo romanzo?

Su questo punto vorrei dapprima fare una precisazione. Nessuno dei personaggi presenti nel romanzo è realmente esistito (eccezion fatta per i due zingarelli, trovati in un’intervista di un giornale. Mi sono rimasti impressi i loro nomi particolari e nella mia fantasia me li sono immaginati così). Il Marco di “anime” ha di me solo il carattere. Quasi nulla degli eventi narrati mi è, fortunatamente, mai accaduto. I personaggi che mi hanno dato più del filo da torcere sono Marco e Alice (la coprotagonista) perché inizialmente avevo pensato a un altro finale molto più crudo per loro due, cambiato poi in corso di scrittura. Con questo non voglio dire che questo finale sia più soft, anzi! Ci tengo a precisare, per tutti coloro che lo leggeranno o vorranno leggere altro di me in futuro, che tutti i miei finali sono pugni nello stomaco (come è anche riportato nella mia pagina facebook Marco “mastermind” Chiaravalle.)


Nel tuo libro fai dei cenni al disastro che ha colpito L’Aquila, città a cui tu sei legato. Perché questo omaggio?

Perché i miei nonni da parte di mio padre erano di Paganica, perché da bambino ero innamorato di quei posti e dell’Aquila, città bellissima dove andavamo con i miei genitori a passeggiare. Le mie estati in quei luoghi hanno un dolcissimo ricordo fatto di amici, natura, lunghe pedalate sulle biciclette e primi amori adolescenziali. Dopo il terremoto ho aspettato tre anni prima di riandarci. E con molta amarezza, passato tutto quel tempo, ho potuto constatare che il lavoro fatto era stato minimo. Ho voluto mettere quel pezzo della mia storia sulle pagine del romanzo, nella speranza che un domani qualcuno le potesse leggere. Scrivere per non dimenticare. Scrivere per dare un monito alle generazioni future, di quello che è stato, di quello che non è stato fatto e di quello che non sarebbe mai dovuto accadere di nuovo. Sono vicino alle vittime del centro Italia. Spero che d’ora in poi simili disgrazie non abbiano più a ripetersi.

Perché leggere Dietro anime d’inchiostro?

Perché è una lettura “diversa”, che non rientra in nessun canone tradizionale, originale a modo suo, come cerco di esserlo con tutte le cose che scrivo, cercando di non cadere nei soliti cliché. Perché, come detto su è un romanzo che è un concentrato di tutto, sa far ridere, emozionare e commuovere. Almeno queste sono le sensazioni che ha suscitato in chi lo ha già letto.

Quanto è importante la copertina?

Tantissimo. È la prima cosa che colpisce il lettore che non ti conosce, che non ha mai sentito parlare di te, quindi è fondamentale. A me piace tantissimo la copertina realizzata dal bravissimo Giulio Mirabella per il mio romanzo. Centra perfettamente il punto: è efficace e d’impatto. Devo dire che tutte le copertine di Babilonia sono azzeccatissime e di forte richiamo. Non posso che fare i miei complimenti a tutti i vostri grafici per l’impegno e la passione che impiegano nel realizzarle.

Grazie Marco per aver deciso di pubblicare con noi il tuo romanzo.

Sono io che ringrazio te, Alessandra, e Moreno e Sara (l’editor che mi ha scoperto) per avermi dato la possibilità di pubblicare con voi e per tutta la passione che mettete nel vostro lavoro. Sono sicuro che “La strada per Babilonia” farà molto parlare di sé in futuro.

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